L’idrossiapatite (HA) è un materiale poroso di sintesi con ottima biocompatibilità perché facilmente colonizzabile dai vasi sanguigni e dai fibroblasti. La fibrovascolarizzazione infatti rende l’impianto più “integrato” con l’organismo, diminuendo sensibilmente le probabilità di infezione o rigetto. La HA è un derivato del corallo ed è costituita da idrossido di calcio e fosfato, sostanza già presenti nel corpo umano.
Per difetti di piccole dimensioni la HA è un buon riempitivo e favorisce, con la sua proprietà osteoconduttiva la rivascolarizzazione e la riossificazione progressiva dell’area trattata. L’HA è impiegata anche come materiale di camouflage in difetti maxillofacciali conseguenti a trauma o tumori.
L’impianto è utilizzato sia nell’enucleazione, posizionato dentro la capsula di Tenone, sia nell’eviscerazione. La HA non è adatta all’ancoraggio diretto dei muscoli, per cui nell’enucleazione richiede sempre il ricoprimento con materiale sintetico, autologo o sclera di donatore. Inoltre è scarsamente sagomabile perché essendo molto ruvida provoca un traumatismo diretto sui tessuti con il rischio di espulsione. L’HA in forma densa è difficile da modellare ed è soggetta a migrazione ed estrusione.
In passato nell’intervento di enucleazione, per facilitare il trascinamento della protesi, l’impianto di HA veniva dotato anche di un perno in titanio che sporgeva 2-3 mm. dalla capsula di Tenone e dalla congiuntiva. Non sempre però il risultato raggiunto era soddisfacente: i problemi più comuni erano le infezioni trasmesse dal perno, la sua mancata centratura, la migrazione della sfera una volta suturata e cicatrizzata ma anche l’infiltrazione di tessuto di granulazione che attraversando l’apertura praticata nella mucosa si espandeva dentro l’impianto, provocandone l’estrusione. Questa tecnica è stata perciò abbandonata in tempi recenti.